” Passiamo tutti tanto tempo senza dire cosa vogliamo, perchè sappiamo di non poterlo avere. E perchè sembrano cose rozze o ingrate o sleali o infantili o stupide. O perchè siamo talmente disperati da fingere che le cose siano come devono essere e sembra una mossa falsa confessare a noi stessi che non lo sono. Sù, forza, sputa cosa vuoi! Magari non ad alta voce, se c’è il rischio di finire in un casino.
” Vorrei non averlo sposato” “Vorrei che fosse ancora viva” “Vorrei non avere mai fatto dei figli con lei” “Vorrei avere una barca di soldi”. Qualunque cosa sia dilla a te stesso. La verità ti renderà libero oppure ti beccherai un pugno nel muso. Sopravvivere a qualsiasi vita tu stia vivendo significa mentire, e l’inganno corrode l’anima: quindi, almeno per un minuto, molla le bugie” (N. Hornby, Non buttiamoci giù)
La verità ci rende liberi ma è dura rimanere nudi di fronte alla verità. Il Re è nudo!…e ci si vergogna.
Quando penso alla libertà dell’ essere se stessi, non posso non pensare a James Hillman e alla sua teoria della ghianda. Tra l’ereditarietà e il codice genetico, tra l’influenza della famiglia e della società in cui viviamo, si fa strada il nostro vero “IO“. Il nostro “daimon“, come lo chiama Hillman, la nostra ghianda primordiale. La nostra fiammella di verità, la nostra vocazione, il nostro vero essere a dispetto di tutto.
“Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo qualcosa lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione”, dice Hillman e questo qualcosa che sentiamo è la voce del daimon, vero noi, che ci chiama a fare ciò per cui siamo nati.
Quanti strati di bugie e condizionamenti dobbiamo però far fuori prima di trovarlo. La voce del nostro daimon è forte e chiara o appena bisbigliata, persa tra il rumore che ci circonda?
Guardiamoci allo specchio e almeno a noi stessi non diciamo bugie!
J.
Roberto mi consigliò di leggere Hillman, ma era un libro sul suicidio e non me la sentivo. Molto probabilmente non inneggiava al suicidio, ma ero terribilmente presa dal preconcetto.
Sai, anch’io ho sentito questa forza enorme da piccola nel fare qualcosa e prendere una determinata strada. Poi è stata deviata, sottomessa, sedata. Ora è riemersa, nessuno me la farà più perdere, ormai fa parte della materia di cui sono fatta.
Di Hillman io ti consiglio “Il codice dell’anima”, un libro bellissimo e per me illuminante. Sono contenta della tua conquista: percorrere con convinzione la strada che si ama è la felicità! E se non lo avessi fatto, aggiungo, sarebbe mancata al mondo una artista brava come te!!!