Piacevoli imprevisti 1

 

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Ferma in cucina con la scopa in mano mi trovo a pensare a quattro ragazzi che correvano a perdifiato verso la stazione di Venezia Santa Lucia, sperando di non perdere il treno che li avrebbe riportati a casa. Due ragazzi e due ragazze che si erano conosciuti in montagna anni prima e che ora festeggiavano il loro rincontrarsi con una gita sulla laguna. Li vedo sgomitare tra la gente e fermarsi affannati per riprendere fiato. Il treno poi non lo hanno perso: i due amici sono scesi prima delle ragazze dopo essersi salutati senza alcuna promessa. Come sarebbe stato possibile? Un mare di mezzo, vite universitarie in città lontane, niente cellulare o skype per ricordarsi delle proprie facce.

Ho pensato a loro e ho provato una fitta, non proprio di paura ma d’ansia, perché era veramente un saluto senza futuro, non un addio, ma un “ciao” lasciato in sospeso, come quando ci si dice “ci vediamo presto” ma si sa già che sarà difficile accada. La potenza del guardare in prospettiva la vita che abbiamo vissuto e del ritrovare il filo che unisce avvenimenti che, nel tempo presente, troviamo scollegati, ha dell’incredibile.
Camminiamo tranquilli e, non si sa come, si sbaglia strada: panico. Ci siamo allontanati da ciò che stavamo seguendo, la via tracciata da altri o da noi stessi, per trovarci fuori rotta e in difficoltà. Poi, ma solo poi, scopri che la strada sbagliata tanto sbagliata non lo era e che averla percorsa in salita o con la paura di essersi persa ha reso le gambe più forti e la mente più lucida.
Ho perso il lavoro ma ho iniziato a scrivere. Ho lasciato la mia città per scoprire che potevo essere felice anche lontana dal mare. Certe cose sono proprio sbagliate ma altre solo impreviste: il problema è non poterlo capire al momento ma solo guardando indietro il pezzo di strada percorso. Alla luce del già vissuto tutto quanto accaduto assume un altro senso e non è mai privo di significato.
Perché per me, per esempio, quel “ciao” detto a Venezia non è stato senza futuro ma come potevo saperlo allora? Lo so ora che sono passati quasi vent’anni e, ferma in cucina, capisco che non devo aver paura per due di quei quattro ragazzi, perché le loro strade, seppur in salita erano già destinate ad incrociarsi ancora.

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One comment on “Piacevoli imprevisti

  1. Reply Mariuccia Nov 23,2017 22:11

    Ottimo!

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