Sorridi…basta un click!

Domenica pomeriggio mio cugino è venuto a fare una visita a me e alla mia famiglia. Non ci siamo praticamente parlati e la serata è trascorsa lenta.
Lui era occupatissimo al cellulare: ogni tanto ci scattava qualche foto, che poi condivideva con non so chi, chattava, faceva test su facebook.
Quando, al termine della serata, ho visto le foto scattate ho faticato a riconoscere ciò che realmente era successo.
Mio cugino con in braccio la bambina, io che sorrido e la abbraccio, lei che gioca con il suo cavallino…Un pomeriggio sereno trascorso in famiglia.
Erano spezzoni, brani, frammenti di ore passate insieme ma non rispecchiavano ciò che IO avevo vissuto.
Insomma, basta pubblicare la foto di una persona sorridente per qualificarla felice? E basta l’istantanea di una passeggiata in città per definirsi animali mondani?
La foto è una immagine che, fuori dal proprio contesto, può simboleggiare tutto e niente. Esattamente come i messaggi che, privi della intonazione della voce, danno luogo ad equivoci.
Scorrendo i social, come Instragram, inizio a pensare che non ci siano più persone infelici a questo mondo: spiagge, relax, mondanità, cocktail, tenere immagini di mamme super fascinose abbracciate felici a bimbi bellissimi e sereni. Coppie innamorate, tramonti, cavalli al galoppo, gatti più curati degli Aristogatti, party in piscina o grigliate in giardino. Tutti sorridono, tutti si divertono, tutti amano, tutti vivono.
Eppure, per esperienza, so che basta un click, il filtro giusto, e l’andata a buttare la spazzatura può diventare un profilo al tramonto con la scritta “party time” (il “qualsiasicosatime” è essenziale per fare social).
Non capisco più cosa sia vero, niente è vero. Le persone lo sono oppure no? Raramente, direi.
I filtri non si usano solo per le foto ma anche nei rapporti umani e ad un sacco di zavorra diamo una indoratura superficiale per non guardare in faccia la realtà
Sì, sì, mi fermo qui. Sto diventando troppo amara e negativa. Non era mia intenzione. Ma più siamo pubblici e meno ci conosciamo. Anche in famiglia, evidentemente.
Comunque tranquilli, mi sono data una scadenza. Se al prossimo post non troverò una storiella sensazionalmente divertente da scrivere mi autocensurerò chiudendo il blog.
Oppure potrei pubblicare anche io una foto con scritto “Relax time” e lasciare che ognuno capisca ciò che voglia capire.

J.

Relax time

Relax time

Leave a Reply