Cantala ancora, Dolly

3 Mag 2017 | Cantala ancora, Dolly |

Quando la mattina presto Dolly emerge da dietro le sue tendine di pizzo, boccoli ossigenati e sorriso abbozzato sulla faccia, sai che sarà una buona giornata. Ogni tanto, quando è intenta a stendere in giardino o a scuotere convulsamente il suo fido straccio per spolverare, mi sembra di sentirla cantare una delle sue famose ballate country. Ma è solo una fantasia, perché la nostra Dolly, nonostante una straordinaria somiglianza fisica, identiche rughe e ossigenatura della chioma, non è quella Dolly lì…o almeno credo.

Questa mattina invece di Dolly nessuna traccia. Ci sono solo i suoi panni stesi al sole (centinaia di panni stesi: ma quanta gente abita da Dolly?) ma di lei neanche l’ombra di un ricciolo. Posso immaginare che abbia trascorso una brutta nottata e, con la faccia grinzosa e l’espressione dura di chi non vuole vedere nessuno, se ne stia seduta in cucina. A fare che?

Le conosco bene queste mattine che rimangono sospese nel vuoto: sono appena le nove ma sono in piedi da cinque ore, dato che mia figlia, dopo tre anni e mezzo, ancora non mi concede una notte tranquilla. Un intero giorno da vivere ma ho la testa vuota e fluttuo in una sorta di realtà filtrata in cui ho tante idee ma poca voglia di realizzarle.

Brevemente, mesi fa, mi sono ritrovata ad avere le mattine e i pomeriggi occupati: il tempo ha avuto una improvvisa accelerazione e io mi sono ritrovata a rincorrerlo, con tutta la lentezza delle mie articolazioni arrugginite. Poi, d’improvviso, ha frenato e io, abituata a premere nuovamente sull’accelleratore, ci sono finita contro. Ora ha ripreso il suo consueto ritmo: placido, costante, imperturbabile.

Cosa ci mettiamo dentro il nostro tempo? Mi chiedo se realmente dobbiamo sempre fare ciò che dobbiamo fare o ci dicono di fare. “Se consideriamo che una vita in media dura quattromila settimane, una certa ansia al pensiero di usarle bene è inevitabile. Ci sono state date le capacità mentali per elaborare piani infinitamente ambiziosi, ma abbiamo pochissimo tempo per realizzarli”, ho letto sull’Internazionale di questa settimana.

“Non ho tempo” è una delle frasi più usate di questi tempi. Non si ha tempo per il troppo lavoro e, anche nel tempo libero, non si ha ‘tempo’ perché lo abbiamo riempito di mille impulsi, stimoli e attività, in una continua corsa a rendere produttivo ogni secondo della nostra vita. Il tempo ci qualifica e si è giudicati a seconda di come lo si usa: perdigiorno, scioperato, disoccupato, in carriera, proficuo, fruttuoso. In una società in cui ‘se non fai non sei’, lo spazio vuoto, le lancette che si muovono e tu che sei fermo, come ci fanno sentire?

Ho impiegato un’ora a scrivere questo post e a disegnare l’immagine qui sotto, che praticamente nessuno vedrà. Ho perso il mio tempo?

Ecco, finalmente Dolly si è affacciata: chiederò a lei cosa ne pensa!

J.

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