Stig Dagerman: la colpa dell’innocenza

Lascio sogni immutabili e relazioni instabili. Lascio una promettente carriera che mi ha procurato disprezzo per me stesso e unanime approvazione. Lascio una cattiva reputazione e le promessa di una ancora peggiore. Lascio qualche centinaia di migliaia di parole, alcune scritte con piacere, la maggior parte per noia e per soldi. Lascio una situazione economica miserabile, un’attitudine vacillante rispetto ai grandi interrogativi del nostro tempo, un dubbio usato ma di buona qualità e la speranza di una liberazione.
Porterò con me nel viaggio un’inutile conoscenza del globo terrestre, una lettura superficiale dei filosofi, e, terza cosa, un desiderio di annientamento e una speranza di liberazione. Porterò inoltre un mazzo di carte, una macchina da scrivere e un amore infelice per la gioventù europea. Porterò infine con me la visione di una lapide, relitto abbandonato nel deserto o nel fondo del mare, con questa epigrafe:
 
QUI RIPOSA
UNO SCRITTORE SVEDESE
CADUTO PER NIENTE
SUA COLPA FU L’INNOCENZA
DIMENTICATELO SPESSO
 
 
Pubblicato postumo nel 1951, con questo messaggio prese congedo dal mondo uno dei più brillanti, e ai più sconosciuto, scrittore svedese del secolo scorso: Stig Dagerman.
Le poche note autobiografiche che potrei aggiungere per presentarvelo non aggiungerebbero nulla a ciò che lui stesso ha così brillantemente e tragicamente detto di sè stesso nel messaggio sopra riportato e nei suoi libri, che folgorarono la critica dell’epoca e lo portarono, giovanissimo, a scegliere il suicidio quale via di fuga al senso di colpa di essere sceso a patti con la vita, trasformando la sua disperazione in un’opera d’arte.
A pagare con la vita la battaglia mai vinta contro le ingiustizie, sociali e metafisiche, del mondo.
Di sicuro, a dispetto di quanto lui stesso chiede di fare, una volta lette le sue opere non sarà possibile “dimenticarlo spesso”.
J.

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