Sì, viaggiare…

Anche oggi, dopo un inizio di giornata uguale a tutti le altre, mi trovo a pensare la stessa cosa : devi viaggiare, sperimentare, vedere di più. O la tua vena creativa tenderà inevitabilmente ad esaurirsi.

Devi spingerti fuori, rompere il guscio. Altrimenti di cosa vuoi scrivere? Sono convinta che il mondo, là fuori, possa essere una risorsa ma, la voce dei miei mentori letterari, mi ammonisce a non crederci fino in fondo. Forse se non ho nulla da scrivere è perchè non ho nulla di importante da dire, la qual cosa verrebbe fuori anche se avessi vissuto ogni avventura possibile.

Emily  Brontë visse una esistenza isolata nella canonica paterna, ad Haworth, nel west Yorkshire, e se escludiamo una limitata esperienza in Belgio, in compagnia della sorella, non si allontanò mai dall’amata brughiera che fa da sfondo al suo romanzo.

Jules Verne tentò di imbarcarsi alla volta dell’India ad undici anni, contro il volere paterno. Scoperto,  giurò che, d’ora in avanti, avrebbe viaggiato solo con la fantasia. E così fece, con i magnifici risultati che tutti conosciamo.

Fernando Pessoa, nato e morto a Lisbona, scrisse: ” Faccio meglio le valigie con gli occhi del pensare a farla, che facendola con le mani fittizie (non so se mi spiego). Accendo una sigaretta per rinviare il viaggio, per rinviare tutti i viaggi, per rinviare l’universo intero”.

Quando vivevo con i miei, e il mio mondo e le occasioni di “vita” mi sembravano troppo limitate per la fame che avevo di essa, ripetevo spesso una sua frase “Penso, a volte, che non uscirò mai da questa Rua dos Douradores. E se lo scrivo, mi sembra l’eternità”.

Poi sono partita e ovunque ho portato me stessa. Ho guardato fuori da così tante finestre, dicendomi che dovevo cercare la mia occasione, che mi sembrava, anche a centinaia di chilometri di distanza, di non aver mai lasciato quella Rua dos Douradores.

Ora ascolto la voce degli scrittori amati, e mi dicono: ” Trova ciò che vuoi scrivere Jo. Anche se seduta ogni giorno nella stessa sedia”.

J.

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