Se nasci femmina

Se nasci femmina probabilmente verrai vestita di rosa e ti verrà dato da accudire un bambolotto che frigna e vuole essere allattato e cambiato. Se nasci femmina vorrai (o comunque dovrai) essere carina, in linea, mai vecchia, truccata, sorridente, amabile, accondiscendente.
Se nasci femmina avrai sempre qualcuno da accudire: i genitori anziani, i figli, se lo si ha un compagno, i bisognosi, gli animali. Se pensi solo a te stessa che donna sei? Sì, gli uomini sono egoisti, si sa, ricercano il proprio comodo. Ma noi siamo superiori, siamo donne.
Se ritieni che questi siano dei cliché sarai tacciata di ‘femminismo’: roba passata, di quando si bruciavano i reggiseni in piazza. Ora la donna è al pari con l’uomo: vota, lavora, esce la sera. Può decidere di non sposarsi e fare figli. Tutte cose vere: ma a che prezzo? Anche negli ambienti sociali più moderni ed emancipati ci sarà sempre quel giudizio strisciante sulle abitudini sessuali (la Poco seria), sulla portata del proprio guardaroba (la Sciatta), sulla carriera (la Uoma). Se non ti sei neanche avvicinata alla ‘vetta’, sarai ancora lì a sentirti fallita se non sei sposata o non hai figli, a ringraziare il Padreterno se sarai riuscita a conservare il tuo lavoro nonostante la famiglia, ad incazzarti nel vedere il collega maschio che guadagna più di te, a portare i bambini a scuola ed in piscina che il marito lavora tanto e non ha mai tempo.

Ci sono poi i cliché al contrario, quelli del “le donne sono creature meravigliose”. Dipende! Ce ne sono tantissime che di meraviglioso non hanno nulla. Non dipende mica dal sesso, dipende da che persona sei.

Questo accade nel mondo occidentale, e siamo tra le fortunate. In altre parti del mondo, se nasci femmina puoi sposarti bambina con un vecchio o subire mutilazioni genitali, perché così è la tradizione, o venir lapidata per un sospetto tradimento. In altre parti del mondo, se nasci femmina ti viene da pensare che era meglio non nascere.

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Ieri mattina, in Biblioteca, mi sono imbattuta in questo libro. Da un po’ di tempo, grazie a Dio, vengono pubblicati, per i più giovani, dei libri che parlano delle ragazze in maniera non convenzionale e ‘Cattive ragazze’ è uno di questi.
Alcune delle protagoniste sono note ai più: Marie Curie, che vinse due premi Nobel, e Franca Viola, la prima ragazza a rifiutare il matrimonio riparatore e a denunciare alla giustizia il suo violentatore. Ma chi conosce Nellie Bly che inventò il giornalismo d’inchiesta fingendosi pazza e facendosi rinchiudere in un manicomio per poter scrivere il suo reportage di denuncia? Questo in un’epoca, a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in cui era impensabile per una donna fare la giornalista o comunque scrivere qualcosa che non trattasse di moda e giardinaggio.
Antonia Masanello, grazie alla complicità del marito che la presentò come suo fratello minore, fu la sola ed unica donna che riuscì a combattere nell’esercito dei Mille con Garibaldi, mentre Alfonsina Morini Strada fu la sola donna a correre, nel 1917, il giro d’Italia con i ciclisti uomini. Portò avanti la sua passione per la bicicletta a dispetto della volontà dei genitori che le imposero il matrimonio e l’uscita di casa se voleva continuare a correre. Il marito però le fece trovare, come regalo di nozze, proprio una bicicletta e Alfonsina poté diventare l’apripista del ciclismo femminile, come in effetti fu.
Ci sono altre storie di ordinario coraggio femminile in queste pagine a ricordarci che questa nostra libertà, poca o molta che sia, ha radici lontane. Durante la rivoluzione francese, Olympe de Gouges, nome d’arte di Marie Gonze, è autrice di diverse opere teatrali di opuscoli politici dove si schiera a favore dell’abolizione della schiavitù nelle colonie francesi e a tutela dei diritti delle donne. Scrive: “La donna ha il diritto di salire sul patibolo; ella dovrà anche avere il diritto di salire sulla tribuna”.
Rivolgendosi a Maria Antonietta, redige la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, ricalcata dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, nella quale afferma l’uguaglianza dei diritti civili e politici tra i due sessi, insistendo perché si restituiscano alla donna quei diritti naturali che la forza del pregiudizio le ha sottratto.
Verrà tacciata di ‘isteria rivoluzionaria’ , diffamata e infine mandata al patibolo.
Nel suo testamento scrisse: “Lascio il mio cuore alla patria, la mia onestà agli uomini e la mia anima alle donne”.

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