La vita in valigia

Quando sono a Cagliari vedo persone di Ferrara, quando sono a Ferrara succede il contrario. Le vedo ma non sono lì, e la mia mente, per un secondo che sembra un minuto, non riesce a ricordare dove si trova e confonde i ricordi. Ieri, per esempio, ho visto Giuliana F. che allattava un bimbo di pochi mesi. Il che ovviamente non è possibile: non solo perché Giuliana è una attempata, seppur piacente, donna di settant’anni ma perché abita, per l’appunto, a Cagliari. Mesi fa, passeggiando per negozi nella città estense ho visto il padre (ormai morto) di un mio caro amico sardo, mentre lo scorso natale, mentre mi godevo il sole in spiaggia al Poetto, ho visto la mamma di un amichetto di mia figlia…che abita nella città estense. Sono pazza? Io penso che siano le mie due vite che, qualche volta, lottano dentro la mia testa per marcare, ciascuna, il proprio territorio. Quando non ne trovano di sufficiente escono fuori e diventano visioni, spesso buffe o improbabili, che mi compaiono davanti agli occhi a dirmi “ci siamo anche noi, sei stata anche questo”.

Ho sempre creduto che la felicità dipendesse soprattutto dal luogo in cui si vive: decisamente meglio avere davanti agli occhi il bello che il brutto, l’ordine che non il disordine, la città curata che non il degrado. Vero, ma solo in parte. Gli occhi che guardano sono sempre i tuoi e ovunque troverai cose che ti rallegreranno o ti faranno inorridire. Io penso che vengano da questo specie di limbo, da questa terra di nessuno fatta da ciò che hai trovato e ciò che hai perso, questi strani personaggi in cerca di autore. Pensavo che cambiando città avrei cambiato anche gli occhi, ma loro mi compaiono all’improvviso davanti a ricordarmi, quando meno sono propensa a farlo, che tutto il bagaglio di una vita non ci sta in una valigia.

J.

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