Il più ricco a Monopoli

Mi hanno detto che a tenere il muso lungo non ci si fa voler bene, che parlando troppo spesso di disoccupazione e maternità non attiro nuovi lettori e faccio scappare i vecchi. Mi hanno detto di pubblicare più foto, scrivere più semplice e disimpegnato, criticare qualcuno che conta, pubblicare foto ammiccanti… Tutto per cosa?

Ormai la vita è social, non l’ho scoperto io, e in tanti, prima di me, hanno analizzato il fenomeno. Non si mangia se non si fotografa il piatto appena servito, non si ama se non si scrive la dichiarazione pubblica al fidanzato di turno su Facebook. Non ci si diverte se mancano i selfie dell’ultima serata al pub o in discoteca. Addirittura non si hanno figli se non si condividono le ecografie su Instagram o non si immortalano le prime pappe o tutti i pisolini pomeridiani del lattante.

“Essere famosi su facebook è come essere il più ricco a Monopoli”, non l’ho detto io ma è la sacrosanta verità. Niente di più effimero, eppure è una popolarità per cui si lotta con le unghie e con i denti. Il parametro del nostro esistere.

Però, riflettendoci, le regole dell’essere “popolari” sono sempre le stesse, fin dai tempi preistorici del pre telefonino. Perchè nei momenti problematici della propria vita si è sempre soli? Perchè le persone non vogliono intorno persone che non siano simpatiche, divertenti, propositive. Per essere accettati dal gruppo non si devono creare problemi, almeno non per troppo tempo. All’inizio qualche anima pia che ti ascolta lo si trova, ma dopo poco  svanisce.

Eppure non capisco perchè, se quel tipo di persona che non riesce a stare sola, e passa da una relazione disastrosa ad un’altra, in un rigurgito di auto coscienza dichiara di voler smettere di accontentarsi, questa affermazione viene applaudita come una nuova consapevolezza del proprio valore.

Se invece ci si lamenta degli amici, o presunti tali, e  ci si accorge che ci si sta accontentando di mantenere rapporti civili, ma non di reale amicizia, passi per la rompi di turno.  Allora bisogna capire che “tutti hanno i propri problemi” che “non si trova il tempo per una telefonata perchè si hanno tanti impegni”.  Forse sono tutti impegnati a postare l’ennesima foto del sushi mangiato nel weekend? Quando nasce un bambino diventano tutti zii in trepidante attesa. Zii d’America, forse, quelli che scopri di avere solo quando sono passati a miglior vita. E quando si hanno problemi al lavoro? O di salute? O, più semplicemente, si è giù di corda e non si è il jolly che organizzava serate?

Non so perchè mi è venuto da fare il parallelo tra la mia mancata popolarità sul web e il mio calo di popolarità nel  gruppo di amici. Forse perchè la realtà è che vogliamo sentirci accettati e voluti bene e per un pochino di calore si è disposti anche a tutto: a non tenere il muso lungo. non parlare di maternità e disoccupazione,  fare foto, criticare , parlare semplice, etc etc……

J.

 

 

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