Avrei dovuto fare la libraia

 

Io avrei dovuto fare la libraia. E lo avrei dovuto sapere fin quando, da bambina, mi perdevo pomeriggi interi nella libreria C, scorrendo con gli occhi copertine e titoli, sfogliando pagine fitte di frasi oppure gioendo dei colori perfetti di una tavola illustrata.

Avrei dovuto sapere che il passare giorni interi persa nella lettura, l’avere un libro sempre in borsa, leggere anche in piedi sull’autobus o di nascosto nell’ultimo posto di un aula universitaria, era la mia ghianda di Hillman.

Invece ho seguito il gregge, la chimera della professione “brillante”, che ti apre tutte le porte (anche quelle della sconfitta).

Le librerie come quella di C non esistono quasi più. Al loro posto sorgono dei supermercati di libri, dove i miei amici, snaturati, posti sotto luci invadenti, musica assordante, vengono acquistati da clienti che seguono, nella maggioranza dei casi, le classifiche”dei più venduti”.

Avrei dovuto fare la libraia ma ho tradito me stessa. Chi non mi ha mai tradito sono i libri che sono al prova, come dice Carl Sagan, “che gli esseri umani sono capaci di fare magie”

J.

 

 

 

 

 

 

 

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