Lo spauracchio delle persone in carriera (o pseudo tale) è l’idea di doversi fermare ad uno stop imprevisto ed improvviso. Si domandano angosciati :”Come può andare avanti il mondo lavorativo senza il nostro dinamismo e le nostre insostituibili competenze? “.
Sapete cosa c’è di nuovo? Che la famosa frase ” Tutti siamo utili ma nessuno indispensabile” vale anche per il lavoro.
Costretta da una forzata degenza a casa, per motivi di salute, ho vissuto con inquietudine il dover comunicare la mia assenza al capo. Dopo aver seminato il panico in ufficio per mezza giornata, l’emergenza è poi rientrata. In barba al fatto che ci sentiamo sempre legati a doppio filo (direi cappio al collo) alle nostre responsabilità, ai nostri impegni, alle nostre scadenze, al senso di responsabilità. Impegnati ad inseguire il tempo tra un appuntamento e l’altro, sempre di corsa, sempre in perenne affanno.
Per cosa?
Qualcuno ti dice “fermati” e tu semplicemente devi fermarti…e ti rendi allora conto che non succede niente. Nessuna delle tragedie millantate nei tanti ricatti psicologici che subiamo ogni giorno e che noi stessi ci infliggiamo: il lavoro che va a rotoli, l’odio dei colleghi, le opportunità perse per sempre.
E anche nel caso che tutto ciò effettivamente succeda, tu, in certi casi, non puoi farci nulla e alla lunga,capisci che non puoi/vuoi immolarti ancora sull’altare di una devozione lavorativa che non porta mai i frutti sperati.
Lasci che accada ciò che deve. E dal divano che ti accoglie, sotto strati di coperte, ti riappropri di una cosa preziosa che ti è stata rubata troppo a lungo: il tempo.
Che incredibilmente fluisce lento e ti lascia il modo di pensare una cosa alla volta, con calma, con lentezza, con concentrazione, in sfregio al multitasking e all’ubiquità vanamente cercata allo scopo di dilatare il tempo in giornate di 48 ore per riuscire ad adempiere tutti i compiti prefissati.
Fuori il mondo continua a correre, ma tu sei riuscita a scendere. E, per ora, a salvarti.
J.